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luglio 2023
San Giacomo il Maggiore

Oggi 25 luglio si celebra San Giacomo il Maggiore, raffigurato nella grotta dell’Eremo di San Michele alle Grottelle.

Giacomo, fratello dell’apostolo Giovanni, è detto “Maggiore” per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo. La sua vita cambia radicalmente quando accoglie l’invito di Gesù a diventare “pescatore di uomini”. Nel Vangelo secondo Matteo si legge che Gesù “vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, riassettavano le reti. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono”.

Secondo la tradizione, nell’831, dopo un prodigioso fenomeno luminoso in prossimità del monte Liberon, viene scoperto un sepolcro con la scritta: “Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e di Salome”. Il luogo viene denominato campus stellae (“campo della stella”), nome da cui deriverà poi quello della città di Santiago di Compostela. Nel 1075 inizia la costruzione della basilica a lui dedicata e fin dal Medioevo, il Santuario è meta di pellegrinaggi, prima da tutta Europa e poi da ogni parte del mondo. Il Cammino di Santiago, infatti, è una delle vie più importanti della storia e della cristianità.

All’interno del Santuario di San Michele alle Grottelle, l’edicola di San Giacomo di Compostela (XIV sec.) è situata all’interno della seconda grotta in un’abside naturale della chiesa. L’edicola è costituita da un altare sormontato da un arco. Ai due lati vi sono raffigurati i Santi Martiri Lorenzo e Stefano, mentre al centro, in una cornice trilobata, vi è San Giacomo con scene raffiguranti alcuni suoi miracoli.

A destra, le tre scene raffigurano il miracolo dell’impiccato e riguardano la storia di un giovane pellegrino ingiustamente accusato di furto e condannato a morte; l’Apostolo, invocato dai genitori (raffigurati con i tipici abiti dei pellegrini nella seconda scena), lo salvò quando era già sulla forca sostenendogli le gambe (prima scena), cosicché i genitori andarono dal pretore della città riferendogli il miracolo, per farlo liberare; questi non credette a quanto raccontato e disse che il figlio era vivo come il gallo e la gallina imbanditi sulla sua tavola, ma enunciate queste parole i due pennuti saltarono fuori dal piatto tra i presenti sbalorditi (terza scena).

I riquadri a destra rappresentano altri due miracoli legati tra loro: un pellegrino morto viene resuscitato grazie all’intercessione di S. Giacomo che, invocato dal suo fedele compagno di viaggio, li conduce a cavallo a Santiago (prima scena); dopo essere tornati in patria, l’amico fedele si ammala di lebbra ed il compagno per guarirlo non esita a lavarlo nel sangue dei suoi figli, come gli è stato suggerito da una voce (terza scena); i piccoli sono tuttavia salvati dall’Apostolo, che offre loro prima del sacrificio una mela d’oro come protezione (seconda scena).

Gli affreschi delle due grotte sono un importante documento che testimonia la diffusione dei culti micaelici e iacopeici nell’Italia medievale lungo le principali direttrici dei pellegrinaggi.

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